L’oro è uno dei primi metalli ad essere stato lavorato dall’uomo, attratto dalla sua duttilità e dalla particolare lucentezza metallica. L’oro allo stato naturale non è mai puro e sono sempre presenti parti d’argento e basse percentuali di rame. L’alligazione intenzionale di altri metalli, quali argento e rame, è documentata già dal II millennio a.C., sempre per ragioni di ordine estetico e pratico, tra cui la necessità di abbassare il punto di fusione (1064°) e rendere il prodotto finale più resistente.
A livello cromatico occorre considerare che l’aggiunta di argento rende la lega più bianca, mentre il rame la fa tendere al rosso ed è possibile, in relazione alla percentuale di metallo usato, ottenere diverse tonalità. In Egitto, per esempio, nell’epoca del Nuovo Regno erano diffusi manufatti d’oro con un tenore di rame altissimo, spesso in proporzioni quasi identiche all’oro. Intorno alla metà del III millennio a.C. le tecniche orafe facevano già utilizzo di fili ritorti per scopi ornamentali, mentre nel II millennio a.C. tale tecnica venne perfezionata e si rivolse alla produzione di fili perlinati. Esempi di perlinatura si ritrovano in Anatolia, nell’Egitto del Nuovo Regno e nella Cipro micenea, ma la più ampia applicazione è documentata nella Grecia classica ed ellenistica, nonché in epoca romana.
Anche le tecniche di saldatura e fusione vennero perfezionate ed abilmente gestite dagli artigiani greci. Oltre alla produzione di fili, l’oro colato permetteva la realizzazione di manufatti con la tecnica a cera persa. Tale metodo consiste nella preliminare realizzazione di un modello in cera, che viene poi incamiciato con dell’argilla e cotto in una fornace; la cottura dell’argilla determina lo scioglimento della cera, creando la cavità che verrà riempita dall’oro fuso. I fili e le lamine, invece, venivano prodotti per deformazione meccanica, utilizzando piastre scanalate (godronatura) o battendo le lamine su appositi incudini. La nota tecnica della filigrana è ugualmente molto antica e prevede la saldatura di sottili fili d’oro, anche ritorti, con il fine di creare motivi decorativi sulla preziosa superficie del manufatto. Un’altre tecnica diffusissima è la granulazione, ovvero una tecnica di lavorazione a sbalzo caratterizzata dalla saldatura di minute sfere su una base metallica. Le prime attestazioni di tale tecnica risalgono a III millennio a.C. nel Vicino Oriente, come per esempio il vago d’oro ad anello documentato nella necropoli reale di Ur, realizzato unendo sei sferette d’oro. Le superfici dei manufatti metallici possono essere lavorate anche tramite incisione e cesellatura. L’incisione prevede che l’artista scolpisca la superficie del manufatto, con strumenti taglienti o piccoli scalpelli affilati, con il fine di realizzare disegni complessi. La cesellatura, invece, presume l’utilizzo di un cesello, uno strumento opportunamente smussato per non forare il metallo, che non asporta materia ma imprime un solco per compressione quando viene martellato. Diversi motivi decorativi possono essere realizzati anche mediante la sapiente gestione del comportamento chimico del metalli, tra cui per esempio l’ossidazione di eventuali parti d’argento del manufatto. L’oro può essere utilizzato ugualmente per rivestire la superficie di un metallo meno prezioso (doratura) o per integrare superfici di materiale diverso, applicando fili sottili. Quest’ultima tecnica è denominata intarsio o damaschinatura, un termine che richiama la città araba di Damasco in cui l’intarsio, portato ad alti livelli dagli artigiani arabi durante il medioevo, ebbe una notevole fioritura. Un ultima fondamentale tecnica decorativa dell’oro è il niello, che consiste nel colmare delle cavità create dall’artigiano sulla superficie del manufatto con una sostanza nera, realizzata utilizzando uno o più solfuri metallici. Tale tecnica è simile a quella dello champlevè, con la differenza che quest’ultima è eseguita utilizzando uno smalto vetroso. In età classica il niello era composto con solfuro d’argento, che veniva collocato nelle apposite cavità sotto forma di polvere e reso plastico tramite l’apporto di calore, poi levigato.
L’artigianato dell’oro è oggi ancora vivo e la materia prima è messa in circolazione dai negozi compro oro, che acquistano vecchi manufatti rotti o inutilizzati. Il prezzo dell’oro al grammo, inoltre, è in continuo aumento è la vendita di vecchi manufatti in disuso non solo è utile al settore dell’artigianato orafo, ma potrebbe rivelarsi anche un’ottima fonte di guadagno per i venditori.